KATIA RUZZA

13 Gennaio 2021 | Clarita Ferri

Katia Ruzza
Allenatrice di atletica della San Paolo Valeggio

NOME: Katia
COGNOME: Ruzza
CLASSE: 1946
RESIDENZA: Valeggio s/M
LAVORO: Pensionata
CARICA: Allenatrice di atletica
SPORT: Atletica

Katia Ruzza, 74 anni. Un curriculum sportivo ricchissimo e un’energia fuori dal comune. Insegnante di educazione fisica e allenatrice, Katia è forse la personificazione dello sport. Una donna inarrestabile con il cuore di una bambina, un cuore che batte per l’atletica e per tutto ciò che è sport e movimento. Innamorata di questo sport già dalla prima superiore, Katia abbraccia l’atletica perchè è esattamente ciò che cerca: una sicurezza personale. “Ho avuto una soddisfazione enorme per quello che è successo dentro di me: ero una ragazza un po’ timida, ma sono migliorata moltissimo sotto questo aspetto. Perché ho fatto un’attività che mi piaceva e che mi ha portato ad essere molto più aperta con gli altri. Oggi non mi faccio molti problemi: quello che penso, lo dico”.

Katia, hai un curriculum sportivo lunghissimo. Da dove partiamo?
“Ho scelto una scuola superiore magistrale (per diventare insegnante), perché era l’unica della durata di quattro anni anziché cinque, in modo da poter risparmiare un anno e studiare subito all’ISEF, dedicandomi alle scienze motorie. Come atleta, ho vinto una coppa come migliore prestazione nei 400 metri di una manifestazione a Parigi e nella staffetta 4×400. A Vienna, invece, ho conquistato il secondo posto. Queste sono le due gare più importanti della mia carriera. Ho fatto anche molte campestri ed ero qualificata per i campionati europei di Atene, che purtroppo non ho disputato.”

Cosa diresti dell’atletica dei tuoi tempi rispetto a quella di oggi?
“Una volta le donne non potevano gareggiare oltre gli 800 metri, perché si pensava che non avessero capacità di resistenza. Oggi, invece, è stato dimostrato che le donne si avvicinano facilmente ai tempi maschili proprio nella resistenza. Questo, forse, per il nostro carattere: sopportiamo di più il dolore e siamo capaci di grande concentrazione. Una volta, inoltre, avevamo pochi aiuti dalla scienza. La tecnica si è evoluta tantissimo: si sono studiati i movimenti nei minimi particolari (la rincorsa, lo stacco, il salto), aspetti che prima calcolavamo un po’ ‘a naso’.”

Una particolarità del tuo sport?
“Negli altri sport di squadra vittoria e sconfitta dipendono da tutti. Con l’atletica, invece, c’è una presa di coscienza diretta: hai dei riscontri concreti, reali, grazie alle misurazioni e al tempo. E da lì non scappi. Sei da solo con te stesso. Ovviamente c’è la possibilità di fare anche lavoro di squadra (come la staffetta, una gara bellissima secondo me). A Valeggio abbiamo vinto due staffette nazionali, una maschile e una femminile. Le soddisfazioni più grandi, infatti, le ho avute come allenatrice.”

Quali sono gli obiettivi su cui cerchi di lavorare durante un allenamento?
“Ho sempre mirato (con ragazzi di prima e seconda media) a un lavoro di ricerca e scoperta di se stessi. Cerco di puntare ad un potenziamento generale del fisico dell’atleta, affinchè possa scegliere liberamente in che disciplina specializzarsi, senza schemi motori e mentali già pre-impostati. Perché l’atletica è uno sport completo, non bastano solo le gambe. Il mio obiettivo è tirare fuori il meglio che gli atleti possono dare. Per questo, faccio compilare a ciascuno un quadernino personale dove annotano i propri miglioramenti. Voglio che si rendano conto delle sensazioni che provano finchè corrono o saltano, perché il primo allenatore è l’atleta stesso. E deve essere consapevole del proprio gesto tecnico.”

Come sei con i tuoi allievi?
“Credo che serva un feeling diretto con l’allenatore. In campo faccio tante battute e loro ridono. A volte li prendo in giro – ‘Musso!’ grido – sempre con il sorriso. Ma quando dico una cosa, è quella. E quando cambio tono lo capiscono. C’è il momento socialità e il momento serietà.”

Da quanto tempo fai parte della San Paolo?
“L’anno prossimo saranno 50 anni. Sono felice perché sento di aver fatto molto per lo sport del mio paese e di questa associazione. Ho avviato l’attività di Orienteering, per esempio. I centri estivi, poi, sono in parte una mia creazione. Questa associazione, quindi, la sento un po’ mia e credo fortemente nello spirito della polisportiva.”

Non c’è nessuno a Valeggio che non ti conosca. Perché questa fama?
“Ho allenato quasi tutti. Ho insegnato a Valeggio dal 1971 al 2000. Ero severissima, ma credo che tutti siano contenti di avermi avuta. Ho sempre spronato i ragazzi a scegliere lo sport che più li valorizza. Ognuno deve prendere la strada che gli permetta di sviluppare al meglio le proprie capacità. Ed educazione fisica è proprio questo.”

La tua famiglia ti ha sostenuto nelle tue scelte?
“Non completamente. Mia mamma non era d’accordo sul fatto che partecipassi alle gare di atletica. Una volta, al cinema, prima della visione di un film trasmettevano una sorta di “pubblicità” riguardante le notizie di attualità. Ricordo che corsi in una gara che era stata ripresa dal telegiornale. Mia mamma, quel giorno, era al cinema” (ride). “Non le avevo detto che avrei partecipato e la prese male. Ma misi le carte in tavola e le dissi chiaramente quello che era il mio grande sogno: l’atletica.”

Clarita Ferri 

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