VITTORIA MARCHESINI

03 Febbraio 2021 | Clarita Ferri

Vittoria Marchesini
Aiuto-allenatore di Atletica della San Paolo Valeggio

NOME: Vittoria
COGNOME: Marchesini
CLASSE: 1998
RESIDENZA: Valeggio s/M
LAVORO: Studentessa
CARICA: Aiuto-allenatore 
SPORT: Atletica

‘Vittoria’ di nome e di fatto. Una bomba a orologeria, una ragazza con un percorso speciale. Vittoria Marchesini ha una carriera sportiva insolita. È un’atleta ‘rinata dalle sue ceneri’, che ha sempre avuto il coraggio e la forza di rialzarsi, sempre e comunque. Il suo fisicaccio e la sua grinta pazzesca sono il risultato di 9 anni in pista non-stop e della sua ‘testa dura’. Vittoria è solarità e schiettezza: “Sono una persona molto trasparente. Ed è un’arma a doppio taglio: non riuscendo a mettere dei separé, si vede subito quando sto male e quando sto bene. E quando sto male c’è da aver paura.”

Vittoria, qual è il punto di partenza della tua carriera?
“Quando ero piccola ero l’antisport in persona. La classica bambina cicciottella, attività fisica divano-frigo. La mia carriera sportiva è nata da una malattia. Ho sofferto di anoressia nervosa e mi sono avvicinata al mondo dello sport in modo malsano. Andavo a camminare svariate volte al giorno, avanti e indietro da Valeggio, senza mangiare. In classe sapevano che avevo questa strana passione per lo sport, ma nessuno sospettava il perché. Le mie compagne di classe mi hanno fatto entrare in pista, seppur incapace di sostenere gli allenamenti. Ma la mia testa dura è stata la mia forza. Insieme alle ragazze della mia annata, una vera squadra, un gruppo.”

Che specialità hai abbracciato?
“Ho iniziato con i lanci, una specialità bellissima e sottovalutata. Più il tempo passava e più mi scardinavo dall’obiettivo di dimagrire. Mi dicevo sempre di non essere ‘abbastanza’. E me lo sono scritta sul corpo. Questo tatuaggio ha un valore profondo per me. Con molta calma mi sono rialzata e sono uscita dal circolo vizioso più grave: il non mangiare. È stato un percorso difficile: il corpo è stato il primo a guarire, ma la testa ci mette molto di più.”

Cos’è, quindi, la dieta per te?
“La gente pensa che sia restrizione, quando in realtà dieta significa stile di vita sano. Sano il corpo, ma anche la mente. E ciò significa eliminare persone tossiche e situazioni sgradevoli. E io l’ho capito a mie spese negli anni.”

Sei il tipo di persona che prova qualsiasi tipo di sport?
“Sperimento molto su me stessa. Sono la mia prima cavia. Io e Katia non siamo sempre andate d’accordo su tutto (hai presente le capre testarde che si scornano in montagna?), ma una cosa che condivido del suo pensiero è che il primo allenatore di un atleta è se stesso. Ed io sono il risultato di tutti i miei esperimenti. Ho provato molte cose, anche solo per il gusto di provarle: nuoto (non che sia uscita una grande nuotatrice, probabilmente se mi metti in acqua affogo), 4 anni di yoga e pilates, sala pesi. Ora sto finendo un percorso per diventare Personal Trainer. Con l’allenamento a corpo libero e l’allenamento funzionale mi si è aperto un mondo. Mi piace il trekking: prendo e vado, ma il mio ‘andare’ è dai 15 km in su. Mi devi legare per tenermi ferma.”

Com’è la tua routine?
“Dormo poco, il giusto. La mia giornata inizia alle 5 e studio. Sto completando un’Accademia Fitness, ma mi piace anche procurarmi libri per curiosità personale sul body building, sulla mobilità e sullo stretching, settori che mi intrigano. Poi mi organizzo i pasti, mi alleno a casa (seguo una scheda militare, mi piacciono le sfide). Vengo in pista, mi alleno di nuovo, torno a casa, faccio routine di allungamento e mi alleno ancora. Dopodiché collasso e alle 9 sto già dormendo.”

È difficile mantenere una routine così impegnativa?
“In realtà non cambierei nulla. Ci sono giorni di relax, ma poi mi manca. Quando sei immerso in un certo stile di vita, rinunciarci è difficile. Quindi sta piovendo? Non importa, spolverino e via. Mi fa male il ginocchio? Perfetto, tutto il resto si può usare.”

Qual è il tuo segreto?
“Alcuni mi considerano matta. Ma per arrivare a sostenere una vita del genere ci vuole tanta grinta. Ed è questo che mi piacerebbe trasmettere ai miei ragazzi. Non mi sento un’allenatrice, penso di essere la persona più sbagliata. Ma come atleta riesco a percepire le loro paure ed incertezze. Quello che mi preme far passare è di non smettere mai di provarci e di venire in pista con la carica giusta. Tutto parte dalla testa, poi il corpo ci arriva. Per scalare una montagna servono i primi passi. La frase che mi piace ripetere ai ragazzi è: ‘dai che ce la fai’. Perché è la verità, li motivo a spingere.”

Come ti vedi fra qualche anno? Hai degli obiettivi?
“In realtà sono già sulla strada giusta: sport, salute e movimento. La mia storia mi ha portata a convincermi di quello che è il mio percorso, anche se ci sono voluti anni di scelte sbagliate. Ho frequentato Ragioneria per poi capire che l’ufficio non fa per me. Mi sta tornando l’idea di frequentare Scienze Motorie all’università. Ho lavorato anche come cameriera e devo dire che è un lavoro che tempra molto il carattere. Mi ha aiutato a capire come controllare meglio emozioni e situazioni con persone diverse.”

Hai altre passioni?
“Mi piacciono molto la cucina e l’arte. Sono innamorata di Firenze. E della musica: non ho un genere. Anche con la musica deprimente, io spingo.  Mentre mi alleno il silenzio mi dà fastidio, ma ci sono alcuni tipi di allenamento (e in particolari stati d’animo) per cui ne ho bisogno. Io parlo da sola ragazzi, sono il tipo di persona che si mette a parlare anche con i sassi. Quindi c’è silenzio, ma perché il rumore lo faccio io.”

Clarita Ferri 

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